La giunta Renzi

Più che un governo pare una giunta comunale. Alfaniani tutti al loro posto, hic manebimus optime. Della parità di genere notoriamente non me ne importa rigorosamente nulla. La squadra esteri-difesa diciamo che mi pare inadeguata alla situazione del mondo, e che Bonino non era certo la prima a dover essere defenestrata (nemmeno Brai lo era). Sono contenta per Lanzetta, anche se l’ha messa lì solo per avere i voti di Civati e fargli un dispetto da ragazzi del muretto, e per Lorenzin che mi è simpatica. Auguri a Padoan che è una persona seria e a Orlando che tuttavia come responsabile giustizia del Pd non mi pare brillasse. Fine dei commenti, sugli/le altre velo pietoso.

P.S. Mai visto un tale tasso di doping nel giornalismo italiano. Ora può cominciare la fase down.

Informazioni su Ida Dominijanni

Giornalista e ricercatrice indipendente
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5 risposte a La giunta Renzi

  1. Mara Gasbarrone ha detto:

    “Della parità di genere notoriamente non me ne importa rigorosamente nulla”. Io non avevo il coraggio di dirlo, ma avevo cominciato a pensarlo. Anche perché metterle così, un tanto al chilo, serve a poco.

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  2. Poca Soltada ha detto:

    Sono incuriosito dal giudizio su Padoan. Senza dare troppo spazio alla mia vena polemica, chiedo come l’essere una brava persona possa elevarsi a giudizio politico.
    Stanno girando alcuni articoli sul Padoan pensiero, peraltro non sconosciuto anche prima dell’incarico. Senza volere essere esaustivo segnalo:
    http://www.pagina99.it/news/economia/4042/Il-programma-di-Padoan–futuro.html
    http://vocidallestero.blogspot.it/2013/05/krugman-il-pestaggio-deve-andare-avanti.html (traduzione ita dal blog di Krugman)
    http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/04/30/the-beatings-must-continue-2/?_php=true&_type=blogs&_r=0

    Non vorrei che fosse legato alle vecchie frequentazioni. Su segnalazione di Joseph Halevi, mi sono imbattuto in un suo (di Padoan) scritto del 1975 su Critica Marxista, dal titolo: Il fallimento del pensiero keynesiano. Il fallimento è riferito alle condizioni della classe operaia. Nell’introduzione viene segnalato che il lavoro deriva dalle attività di un gruppo di lavoro promosso dall’istituto Gramsci nel ’74, sul tema: Limiti del dirigismo e fondamenti teorici della politica delle riforme.
    Mi sembra che ci sia un filo rosso fra quelle posizioni e quelle attuali pro-austerity (forma acutissima, comunque, di dirigismo), le quali stanno accelerando nei loro effetti perversi (domanda interna, occupazione, produzione industriale, ore cig). Anche in questo, quindi, mi allineo con lo stesso Halevi che in un commento su fb fa notare:

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