Un collegio giudicante composto di tre donne, già definite da Berlusconi femministe e comuniste, ha condannato Silvio Berlusconi per concussione (elevata a costrizione) e prostituzione minorile a 7 anni di reclusione più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, un anno in più dei sei chiesti dall’accusa nella requisitoria finale di Ilda Boccassini, la più femminista e comunista di tutte agli occhi dell’ex premier. Una sentenza del tutto prevedibile data la mole di indizi, testimonianze e intercettazioni a sostegno dell’accusa, quasi tutte peraltro note all’opinione pubblica già prima della celebrazione del processo, e probabilmente foriera di un nuovo allargamento dell’inchiesta giudiziaria, dato il rinvio a riconsiderare le eventuali responsabilità penali dei/delle testimoni della difesa che contiene, e che sembra prendere molto sul serio il giudizio già espresso da Boccassini sull’esistenza ad Arcore di un vero e proprio ”sistema prostitutivo”. Mentre i siti web di tutto il mondo battono la breaking new, mentre piovono le dichiarazioni di Fabrizio Cicchitto sulla fine dello Stato di diritto, di Daniela Santanché sulla sentenza ”vergognosa” di un processo che ”non si doveva nemmeno celebrare”, di Giuliano Ferrara sulla sinistra talebana, mentre l’avvocato Ghedini prova disperatamente ad aggrapparsi agli atti processuali, i commenti politici si spostano già tutti, a destra e a sinistra e al centro, sulle conseguenze della sentenza per il governo: reggeranno le larghe intese, non reggeranno? Berlusconi si metterà a fare l’agitatore extraparlamentale, o farà finta di niente aspettando il secondo e il terzo grado di giudizio? E Letta (Enrico), come gestirà l’incontro di domani sera con l’ex premier? E del Pdl che ne sarà, si compatterà sul suo monarca o si dissolverà? La politica ufficiale è fatta così, getta sempre il cuore oltre l’ostacolo. Svanisce il merito di una vicenda che solo tre anni fa aveva squarciato il velo sulla pasta di cui era fatto il regime di Berlusconi, costringendoci a riflettere non solo su di lui ma su di noi, sul consenso allucinato e complice che più di mezza Italia gli aveva garantito, sulle complicità incoffessabili col suo sistema di valori che l’altra metà aveva interiorizzato. Svanisce il merito di una vicenda tutta politica perché incentrata sul rapporto fra i sessi che è materia politica, una vicenda cominciata ben prima del caso Ruby con la denuncia di Veronica Lario, una vicenda che tuttavia la politica ufficiale, di centrodestra e di centrosinistra, ha preferito considerare materia privata finché, col caso Ruby, non è diventata materia penale, delegabile, per il centrosinistra, a un tribunale. La vera domanda non è sugli effetti politici di questa sentenza giudiziaria; è sulla capacità della politica di sconfiggere Berlusconi e il suo sistema di valori a prescindere dalle e prima delle sentenze giudiziarie. Fin qui non ne è stata capace: è una sentenza giudiziaria, non una sentenza politica, a interdire Berlusconi dai pubblici uffici. Il Pd, as usual, di fronte alla sentenza del Tribunale di Milano «prende atto e rispetta». Il governo delle larghe intese può andare avanti, salvo che sia Berlusconi a farlo saltare.
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“La vera domanda non è sugli effetti politici di questa sentenza giudiziaria; è sulla capacità della politica di sconfiggere Berlusconi e il suo sistema di valori a prescindere dalle e prima delle sentenze giudiziarie”. Sono assolutamente d’accordo con questa analisi che ha a che vedere non con B. come avversario politico, ma con la “cultura” che ha propagandato e diffuso da moltissimi anni, anche da prima che entrasse in politica. Contro questa cultura si gioca la vera capacità e l’autentica volontà politica di cambiamento. Ma io non sono ottimista.
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…beh, però ci possiamo provare!
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sì provarci… sempre, sono d’accordo, ma sapendo che sarà un impegno molto lungo e difficile, che impegnerà ciascuno di noi nei limiti delle nostre possibilità.
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A me non sembra che ci sia grande consapevolezza della emergenza culturale post berlusconiana, soprattutto nei maschi che scalpitano per andare al governo (vedi Renzi). Poi la vera emergenza, quella economica, seppellira’ quella culturale e passeremo, oltre. In fatto di rimozione come popolo non ci batte nessuno. Non sono molto ottimista
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Cara Ida, il titolo del tuo post non mi piace. Della giustizia, che è stata fatta finalmente!, non si può vedere solo l’altro lato, cioè che Berlusconi non è stato sconfitto politicamente. C’è anche il bello di tre donne giudice (e 4 con la Bocassini) che hanno fatto con fermezza quel che dovevano fare.
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cara silvia, che siano state tre giudici donna più Bocassini a fare giustizia sta scritto in cima al pezzo, e nel mio archivio del manifesto ci sono altri pezzi a ciò esclusivamente dedicati. Non si può dire tutto in ogni pezzo, chi mi segue da anni sa che certo non ho sottovalutato il ruolo delle donne, giudici e non, in tutta questa vicenda. grazie, a presto, i.
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La rovina morale che quest’uomo lascia alle sue spalle è molto più grave dei suoi peccati, penali o politici che siano.
Riusciremo mai a risollevarci?
Considerato quanti voti continua a prendere, dispero…
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Anche Pierluigi Battista nell’editoriale di oggi sul Corriere scrive di un’Italia divisa (ancora?!) a metà. A mio modesto parere – per non tirare sempre l’acqua al mulino di B. – bisognerebbe puntualizzare che la metà ormai si è ridotta ad un terzo (e non solo di voti) e non è la stessa cosa scrivere di un terzo dell’Italia o della metà….
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io infatti ho scritto di un’Italia divisa a metà all’inizio del ‘sexgate’, anno di grazia 2009, quando B. aveva una saldissima maggioranza e Grillo non c’era….
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Cara Ida, condivido pienamente il tuo commento e mi permetto di aggiungere qualche elemento. B. è l’esito di un processo cominciato dopo la caduta del muro di Berlino, quando il ceto politico italiano è stato spazzato via da Tangentopoli. Allora, come oggi, era necessario sostituire tale ceto con un altro, che abbandonasse definitivamente la politica, come era intesa e praticata fino ad allora, con i tratti novecenteschi che non sto ad elencare, e adottasse in pieno il neoliberismo, con tutto il portato di privatizzazioni, erosione del welfare state, riduzione del ruolo dello stato, sgretolamento dell’autorità e della credibilità di tutte le istituzioni, svuotamento ed esautorazione di tutte le organizzazioni. Oggi, come allora, devono cambiare i protagonisti e B. dopo aver svolto il suo compito, non è più il volto presentabile. Non credo ai complotti, sia chiaro, mi chiedo quale ruolo giochi la giustizia nel ricambio delle élite, quale sia il peso che sbilancia tra la politica, la giustizia e l’economia. Dopo l’orgia del ventennio precedente oggi c’è bisogno di legge e ordine: coloro che gridano contro la casta, come i grillini, ma non solo, assolvono a quel compito facendo una critica meramente morale, lasciando intatto il discorso dominante, mentre l’austerità e i sacrifici (per i molti) si sostituiscono allo spreco e all’ostentazione (dei pochi). Nessuno di questi attori mette in discussione i rapporti di potere, sempre più asimmetrici, sempre più sbilanciati, sempre più ingiusti. Cosa resta? Resta l’assalto agli enti locali, resta il saccheggio dell’acqua, del territorio, del patrimonio artistico e di tutto ciò che rimane dei servizi pubblici e dei diritti fondamentali. Mi sembra difficile che B. e i suoi alleati del pd (a salvarlo sul piano politico, sono stati proprio loro, ultimo atto del loro essere accecati dal berlusconismo) possano incrinare il patto che conviene ad entrambi. E allora mi chiedo: quale discorso, quale ordine, può costruire una politica siffatta, che rifiuta qualsiasi elaborazione, rimuove ogni traccia di conflitto e rimane sorda e cieca davanti a qualsiasi domanda emerga dalla società? Non credo che stia lì, in quel luogo, la soluzione. Con affetto
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ciao Sabrina, grazie, non solo condivido ma penso che la tua sia una base importante per sviluppi analitici improrogabili. Riparliamone. Ti abbraccio, i.
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